Stimate sorelle Ministre degli Infermi di san Camillo, auguri-benedizioni-preghiere da parte dei vostri ‘fratelli maggiori’, i religiosi camilliani: a nome del nostro superiore generale, p. Leocir Pessini, i confratelli consultori e tutti i Ministri degli Infermi!

La preghiera di colletta di questa XXV domenica del tempo ordinario, che ho unito in modo sequenziale a quella propria della celebrazione eucaristica propria della beata Maria Domenica, ci ha invitato a pregare con questo spirito:

O Dio, Padre di tutti gli uomini, tu vuoi che gli ultimi siano i primi
e fai di un fanciullo la misura del tuo regno; donaci la sapienza che viene dall’alto, perché accogliamo la parola del tuo Figlio e comprendiamo che davanti a te il più grande è colui che serve.

Sorvolo, non perché non sia importante, ma perché assai nota, la sua articolata vicenda biografica di sposa, madre, vedova, fondatrice, mistica,
Piuttosto, vorrei condurre la vostra attenzione su tre elementi che mi hanno molto colpito, qui in casa madre a Lucca: visto che oggi celebriamo l’evento conclusivo nella memoria dei 150 anni dalla morte di Maria Domenica:  la bellezza, l’intelligenza e la ricerca.

1. La BELLEZZA: l’ESTETICA DELLA CARITÀ
In questa casa ‘madre’, Maria Domenica ha abituato le sue prime sodali alla bellezza: penso solo al matroneo-cappella che si affaccia su questa chiesa. Una bellezza che non è ‘sfarzo’, non è espressione di ricchezza, di opulenza di umilia, di spreco, o di semplice leziosità che allontana dalla realtà, MA piuttosto è espressione di ‘gratuità: la ‘bellezza salverà il mondo’ (cfr. Dostoewski) proprio perché frequentando la bellezza ci si abitua alla ‘gratuità’ – un quadro in se stesso, non serve a niente; una poesia in se stessa, non serve a niente …– e la gratuità è la cifra dell’amore di Dio, della croce di Cristo (sulla croce non c’è più scambio dozzinale di cose, di interessi, di pensieri, …).
In questo senso l’Addolorata – che voi venerate come icona propria della vostra spiritualità – è la testimonianza più performante che la ‘carità è BELLA’: nasce dalla gratuita contemplazione della ‘bellezza’ del Figlio dell’Uomo che si rivela Figlio di Dio.
Il ‘pastore’ – Gesù – nel Vangelo di Giovanni viene detto non BUONO ma ‘BELLO’: è la vera bellezza che attrae, che seduce, che struttura un discepolato.
2. L’INTELLIGENZA analitica, realistica e preveggente della realtà e dell’umano della beata Maria Domenica – e non mi riferisco solo alla reliquia insigne del cervello, ma ai libri, alle lettere patenti per entrare ed uscire dal ducato di Lucca … una donna di ‘penna’
Intelligenza intesa non tanto nel senso di chi SA tante cose e magari te le SA pure raccontare.
Intelligenza compresa e sviluppata nel senso di INTUS-LEGERE (INTELLIGERE): viaggiare, leggere, scrivere, incontrare, dialogare, confrontarsi per intus-legere, per leggere-guardare DENTRO la realtà, sotto la superficie dei fatti e dei dati. Maria Domenica non è accontentata del ‘SI dice’, ‘SI pensa’, ‘SI ama’: lei ha voluto guardarci dentro, anche quanto ha dovuto fissare con acuto dolore e sgomento l’amore, il dolore, la maternità e la vedovanza, la povertà e l’ingiustizia
In questo crogiolo, l’oro dell’intelligenza, purificato da tante incrostazioni che noi conosciamo bene (superbia, vanagloria, senso di auto gratificazione), è stato distillato in SAPIENZA – ‘sapere’ – il GUSTO della vita. Maria Domenica ha cominciato a dare, NON giorni alla vita, MA vita ai giorni: da qui nasce la sua vocazione ‘alla vita’, proprio là dove vita ce n’è poca, o dove la vita si sta proprio spegnendo (povertà, miseria, ignoranza, immoralità, costumi non umani, sofferenza, malattia, dolore, lutto, …).
Cfr. la ‘carità intellettuale’ (Beato Antonio Rosmini) che poi viene condivisa inevitabilmente con la fondazione di una casa, di una comunità, di un gruppo spirituale e di carità …
3. La RICERCA dell’humanum – il LANTERNINO
Diogene, nell’antichità, girava di giorno con un lanternino acceso e gridava: ‘Cerco l’uomo!’
La beata Maria Domenica girava di notte con un lanternino acceso e con umiltà e dedizione ha dato la sua risposta a Diogene: lei ha trovato l’uomo … non l’uomo astratto-ideale di Diogene e dei maestri moderni – che di solito amano l’umanità ma sono indifferente rispetto al loro prossimo – ma l’uomo della porta accanto, l’uomo dei vicoli bui di Lucca, a cui dare non solo salute, ma anche dignità, prossimità, cura, valore nella sua esistenza …
Il celebre lanternino non era solo funzionale ad illuminare le strade notturne e i vicoli di Lucca: già questo sarebbe grandioso. Una donna che esce di notte, da sola, per entrare in case altrui … già questo dato dice la personalità di Maria Domenica risoluta nelle scelte e libera dallo sguardo di consenso dell’occhio altrui. Il suo metro di misura non è la sua buona fama ma l’impellente bisogno altrui.
RICERCA non semplice indagine; ricerca non ‘curiositas’-gossip-pettegolezzo
RICERCA di Dio e dell’uomo perché lei per prima si è sentita ‘ricercata’ da Dio, ma anche da una serie Provvidenziale dei fatti e degli eventi che l’hanno poi spinta ad essere appassionata investigatrice dell’HUMANUM – solo dopo una simile ricerca, che per lei non avrà mai fine, è diventata capace di ‘cercare’ l’uomo secondo la mente e il cuore di Dio; è stata capace di dare una altissima definizione dell’uomo (intelligenza che cerca il vero … coscienza che discerne il bene … libertà che ama e si lascia inchiodare ad un progetto serio …)
Bellezza, Intelligenza, Ricerca: sembrano essere le tre attitudini sollecitate da madre Maria Domenica e dal vangelo di oggi: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
Bellezza: stupore del gratuito, del servizio gratuito, … che a noi ‘grandi-adulti’ infastidisce, perché abbiamo perso il fascino del gratuito …
Intelligenza: il servitore sa leggere bene gli autentici bisogni di chi lo circonda e cerca di rispondevi …
Ricerca: il servitore evangelico smette di cercare Dio, smette di questionare su Dio, per lasciarsi cercare da Dio, con i tempi di Dio, con lo stile di Dio e si lascia mettere in questione da Dio.
Forse sono tre elementi che immediatamente non abbiniamo al tema della vita spirituale o alla qualità della vita fraterna-comune o allo spessore dell’esercizio del carisma di carità, soprattutto verso i poveri, i malati, …
Sono tre elementi che ci inquietano, perché ci invitano ad uscire da noi stessi, a sbilanciarci verso l’Altro e verso gli altri.

Omelia di P. Gianfranco Lunardon, MI

22 settembre 2018, Chiesa di SSma. Trinità, Via Elisa, Lucca