La situazione degli anziani a Viareggio era assai penosa alcuni di essi “non ricevuti nei pubblici ospedali, spesso senza dimora, senza tetto, andavano randagi per le vie, stancando il forestiero col chiedere l’elemosina, restando però sempre nella miseria di prima”. Il primo Istituto dei Poveri Vecchi fu inaugurato il 12 settembre 1920 in un vasto fabbricato in Via Cairoli. Il servizio di assistenza civile agli anziani venne affidato alle Suore Ministre degli Infermi.
Nel febbraio 1928 due signori viareggini all’insaputa l’uno dell’altro, fecero voto al Sacro Cuore di Gesù di erigere un tempio e un Istituto di beneficenza se avessero avuto salva la vita e potuto rivedere i loro cari. Così avvenne e i due si impegnarono nell’adempiere il loro voto. Il trasferimento degli anziani nella nuova casa di riposo in Via Pucci 41 avvenne il 16 aprile 1931. Le figlie della Barbantini organizzarono la casa di riposo come una famiglia, in cui regnavano attenzione, cure, affetto e tanta preghiera. L’attività delle Suore, oltre al servizio agli anziani, si svolgeva nell’ambulatorio e dispensario farmaceutico a beneficio dei poveri del rione. Nel 1943, a motivo della guerra, tutta la famiglia dell’Istituto dei Poveri Vecchi fu costretta a sfollare da Viareggio, e le Suore seguirono i ricoverati ad Altopascio (Lucca). Nel 1944 la comunità ritornò a Viareggio e lavorò molto per la risistemazione dell’ambiente deteriorato e mezzo saccheggiato. Nel 1962 l’Istituto cambiò nome e fu chiamato, d’allora in poi: Casa di Riposo Sacro Cuore di Gesù, di Viareggio. Da oltre 70 anni centinaia di anziani, per lo più in povere condizioni, sono stati assistiti fisicamente e spiritualmente, grazie allo spirito di sacrificio e all’abnegazione delle Suore Ministre degli Infermi, alla generosità dei benefattori, e all’opera gratuita degli Amministratori e di molti volontari. Le sorelle continuano la loro presenza nella struttura con l’obiettivo di offrire l’assistenza pastorale e spirituale agli ospiti della Casa di Riposo e ai loro familiari al fine di trasmettere la tenerezza di Dio in questa fase delicata e fragile della vita, si prendono cura con speciale dedizione dei malati terminali.